15 agosto – Assunzione di Maria

Assunzione di Maria di Guido Reni (1638-1639)

Cosa accade in Cielo il 15 agosto
Pareva che tutto era in festa, Cielo, terra e Purgatorio; tutti erano inondati di un nuovo gaudio e giubilo. Molte anime uscivano dal Purgatorio e come folgori giungevano in Cielo per assistere alla festa della nostra Regina Mamma. Anch’io mi spingevo in mezzo a quella folla immensa di gente, cioè, Angeli, Santi e anime del Purgatorio, che occupavano quel nuovo Cielo, che era tanto immenso, che quello nostro che vediamo, confrontato con quello, mi pareva un piccolo buco; […]. Ma mentre facevo per guardare, non vedevo altro che un Sole luminosissimo che spandeva raggi che tutta mi penetravano da parte a parte, da diventare come cristallo, tanto che si scorgevano benissimo i piccoli nei e l’infinita distanza che passa tra il Creatore e la creatura; tanto più che quei raggi, ognuno aveva la sua impronta: chi dintornava la (cioè: irraggiava dalla) santità di Dio, chi la purità, chi la potenza, chi la sapienza e tutte le altre virtù e attributi di Dio. Sicché l’anima, vedendo il suo nulla, le sue miserie e la sua povertà, si sentiva annichilita e, invece di guardare, sprofondava bocconi a terra innanzi a quel Sole Eterno, innanzi a Cui non c’è nessuno che possa stargli di fronte.
Il più era che per vedere la festa della nostra Mamma Regina, si doveva guardare da dentro quel Sole: tanto pareva immersa in Dio la Vergine Santissima, che guardando da altri punti non si vedeva niente.

Immagine: Assunzione di Maria di Guido Reni (1638-9) (Pubblico dominio)

Il volto di Gesù

Continuava a farsi vedere questa mattina, quando appena, minacciando sempre castighi e, mentre io facevo per pregarlo che Si placasse, come un lampo mi sfuggiva davanti. L’ultima volta che è venuto, Si faceva vedere crocifisso; mi son messa vicino a baciare le sue santissime piaghe, facendo varie adorazioni, ma mentre ciò facevo, invece di Gesù Cristo ho visto la mia stessa immagine. Sono rimasta sorpresa ed ho detto: “Signore, che sto facendo? A me stessa sto facendo le adorazioni? Questo non si può fare!”
E nell’atto stesso Si è cambiato nella persona di Gesù Cristo e mi ha detto: “Non ti meravigliare che ho preso la tua stessa immagine. Se Io soffro in te continuamente, quale meraviglia è che ho preso la tua stessa forma? E poi, non è per farti una mia stessa immagine che ti faccio soffrire?”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 -13 agosto 1899)

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Non giudicare il prossimo

“Il mezzo più sicuro per essere retto col prossimo è non guardare affatto ciò che essi fanno, ché guardare, pensare e giudicare è tutto lo stesso. Poi, guardando il prossimo [l’uomo] viene a defraudare l’anima propria, quindi ne avviene che non è retto né per sé, né per il prossimo, né per Dio.”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 30 luglio 1899)

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Le anime vittime

Questa mattina Gesù ha voluto rinnovare le pene della crocifissione. Prima mi ha trasportato fuori di me stessa, sopra d’un monte e mi ha domandato se volessi crocifiggermi, ed io: “Sì, Gesù mio, non altro bramo che la croce”.
Mentre così dicevo, si è presentata una croce grandissima e sopra di essa mi ha disteso e con le sue proprie mani mi in- chiodava. Che pene atroci soffrivo nel sentirmi trapassare le mani e piedi da quei chiodi, che, per giunta, erano spuntati e che per farli penetrare si stentava e si soffriva molto! Ma con Gesù riusciva tutto tollerabile. Dopo che ha compiuto di crocifiggermi, mi ha detto:
“Figlia mia, Me ne servo di te per poter continuare la mia Passione. Siccome il mio Corpo glorificato non può essere capace di più soffrire, onde venendo in te, Me ne avvalgo del tuo corpo come Me ne avvalsi del mio nel corso della mia vita mortale, per poter continuare a soffrire la mia Passione e così poterti offrire vittima vivente, innanzi alla Divina Giustizia, di riparazione e di propiziazione”.
(Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 9 luglio 1899)


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La fede

Mentre Lo pregavo, Gesù, tutto bontà Si è voltato al confessore e gli ha detto:
“La fede voglio che t’inondi dappertutto, come quelle barche che sono inondate dalle acque del mare; e siccome la fede sono Io stesso, essendo inondato da Me che tutto posseggo, posso e do liberamente a chi in Me confida, senza che tu ci pensi a quel che verrà ed al quando ed il come che farai, Io stesso, secondo i tuoi bisogni, Mi presterò a soccorrerti”.
Poi ha soggiunto: “Se ti eserciterai in questa fede, quasi nuotando in essa, in ricompensa ti infonderò nel cuore tre gaudi spirituali. Il primo, [è] che penetrerai le cose di Dio con chiarezza e nel fare le cose sante ti sentirai inondato da una gioia, da un gaudio tale che ti sentirai come inzuppato; e questa è l’unzione della mia Grazia.
Il secondo, è una noia delle cose terrene e sentirai nel tuo cuore una gioia delle cose celesti.
Il terzo, è un distacco totale di tutto e, dove prima sentivi inclinazione, sentirai un fastidio […]. E per questo il tuo cuore sarà inondato dalla gioia che godono le anime nude, che hanno il loro cuore tanto inondato dell’amore mio, che dalle cose che li circondano esternamente non ne ricevono nessuna impressione”.
(Gesù al confessore di Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 25 giugno 1899)

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San Luigi Gonzaga

Le parole di Gesù

[…] Si è aperto il Cielo, parendo che si preparava ad una festa grandissima. Nell’atto stesso è sceso dal Cielo un giovane di vago aspetto, tutto scintillante di fuoco e fiamme. Gesù mi ha detto: “Domani è la festa del mio caro Luigi, devo andare ad assistere”. Ed io: “A me poi mi lasciate sola, come farò?”
E Lui: “Anche tu ci verrai. Vedi quanto è bello Luigi? Ma quello che fu [di] più, in lui, che lo distinse in terra, era l’amore con cui operava. Tutto era amore in lui: l’amore gli occupava l’interno, l’amore lo circondava [al]l’esterno, sicché anche il respiro si poteva dire che era amore. Perciò di lui si dice che non patì mai distrazione, perché l’amore l’inondava dappertutto e da questo amore sarà inondato eternamente, come tu vedi”. E così pareva che era tanto grandissimo l’amore di san Luigi, che poteva incenerire tutto il mondo. Poi, Gesù ha soggiunto:
“Io passeggio sopra dei più alti monti e vi formo la mia delizia”.
Io, non intendendo il significato, [Gesù] ha ripreso a dire:
“I monti più alti sono i Santi che più Mi hanno amato; ed Io vi faccio la mia delizia e quando stanno sulla terra e quando passano su in Cielo. Sicché, il tutto sta nell’amore”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libto di Cielo – Volume 2 – 20 giugno 1899)

Immagine 1 (a sinistra): anonimous, Public domain, via Wikimedia Commons
Immagine 2 (a destra): Dipinto di Francisco Goya – [2], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2191229

I castighi

“Vedi quello che Mi hanno fatto? Come tu dici che non vuoi che castighi le creature? [I castighi] sono necessari per umiliarle e non farle imbaldanzire di più.”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 16 giugno 1899)

Facciamo così: usciamo insieme di nuovo in mezzo alle genti e quelli che ve- diamo che sono necessari di punire per le tante nefande azioni – almeno, chi sa [che] sotto il flagello si arrendessero! – e chi tu vuoi [che Io punisca]; e quelli che sono meno necessari a punire e che tu non vuoi, Io li risparmierò”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 17 giugno 1899)

“Sono tante le iniquità che s’innalzano dalla terra al Cie- lo, che se mancasse per un quarto d’ora la preghiera ed anime che stesserò vittime innanzi a Me, Io farei uscire fuoco dalla terra ed inonderei le genti”.
[…] “Vedi quante grazie dovevo versare sulle creature, ma perché non trovo corrispondenza sono costretto a ritenerle in Me, anzi me le fanno cambiare in castigo. Bada tu, o figlia mia, a corrispondermi alle tante grazie che sto versando in te, ché la corrispondenza è la porta aperta per farmi entrare nel cuore ed ivi formare la mia abitazione. La corrispondenza è come quella buona accoglienza, quella stima che si usa a quelle persone quando vengono a far visite, in modo che, attirate da quel rispetto, da quelle maniere di affabilità che si usa con loro, sono costrette a venire altre volte e giungono a non sapersene distaccare. Il tutto sta nel corrispondermi; ed a misura che Mi corrispondono e trattano loro in terra, Io Mi [com]porterò con loro in Cielo: facendo loro trovare le porte aperte, inviterò tutta la Corte Celeste ad accoglierli e li collocherò nel più sublime trono; ma sarà tutto al contrario per chi non Mi corrisponde”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 2 agosto 1899)

“La mia Giustizia è lungamente trattenuta e con ragione vuole vendicarsi contro le creature, mentre loro hanno ardito di distruggere in loro ogni giustizia. Ah, sì, niente di giusto trovo nell’uomo! Si è tutto contraffatto: nelle parole, nelle opere e nei passi, tutto è inganno, tutto è frode, tutto è ingiusto; sicché penetrando nel cuore, interno ed esterno, non è altro che una sentina di vizi. Povero uomo, come ti sei ridotto!”
Mentre così diceva, la bacchetta che teneva in mano la dimenava in atto di ferire l’uomo. Io Gli ho detto: “Signore, che fai?” E Lui: “Non temere; vedi questa palla di fuoco che farà fuoco? E[ssa] non colpirà che i cattivi, i buoni non ne riceveranno nocumento”.
Ed io ho soggiunto: “Ah, Signore! chi è buono? Tutti siamo cattivi! Vi prego di non guardare a noi, ma alla vostra infinita Misericordia, e così resterete placato per tutti”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia della Giustizia è la Verità. Come sono Io Verità eterna che non inganno né Mi possono ingannare, così l’anima che possiede la giustizia fa rilucere in tutte le sue azioni la verità; quindi, conoscendo per esperienza la vera luce della verità, se qualcuno vuole ingannarla, alla mancanza di quella luce che avverte in sé, subito conosce l’inganno; onde avviene che con questa luce della verità non inganna sé stessa né il prossimo, né può ricevere inganno.
Frutto che produce questa giustizia e questa verità, è la semplicità. Un’altra qualità dell’Essere mio [è] l’Essere semplice, tanto che penetro ovunque; non ci è cosa che possa opporsi a farmi[ci] penetrare dentro: penetro nel Cielo e negli abissi, nel bene e nel male; ma l’Essere mio semplicissimo, penetrando anche nel male non s’imbratta, anzi non ne riceve il minimo adombramento. Così l’anima, con la giustizia e con la verità, raccogliendo in sé questo bel frutto della semplicità, penetra nel Cielo, s’introduce nei cuori per condurli a Me, penetra in tutto ciò che è bene e, trovandosi coi peccatori, a vedere il male che fanno non resta imbrattata, perché, essendo sem- plice, subito si sbriga, senza ricevere nocumento alcuno. È tanto bella la semplicità, che il mio Cuore resta ferito ad un so- lo sguardo d’un’anima semplice; [essa] è di ammirazione agli Angeli e agli uomini”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 10 agosto 1899)


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L’unione con Gesù

“Figlia mia, unisci le tue sofferenze con le mie, le tue preghiere alle mie, così, innanzi alla Maestà di Dio sono più accettevoli e compariscono non come cose tue, ma come opere mie”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 9 giugno 1899)

[…] Gesù facendomi vedere molte devote […] ha ripreso di nuovo a dire:
“Quello che più Mi dispiace di queste anime è l’instabilità nel fare il bene. Basta una piccola cosa, un dispiacere, anche un difetto, mentre allora è il tempo più necessario per stringersi più a Me, quelli invece, si irritano, si disturbano e tralasciano il bene incominciato. Quante volte ho preparato loro le grazie per darle e, vedendole così instabili, sono stato costretto a ritenerle!”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 19 giugno 1899)

[…] Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e mi son trovata sopra d’una scala altissima che sotto [di sé] metteva [in] un precipizio; e, per giunta, i gradini di detta scala erano movibili e tanto stretti che appena si poteva poggiare la punta dei piedi. Quello che più metteva terrore era il precipizio e il non poter trovare appoggio di sorta e, volendosi afferrare ai gradini, [questi] se ne venivano appresso. Nel vedere le altre persone che quasi tutte precipitavano, metteva il brivido nelle ossa! Eppure non si poteva fare a meno di non passare per quella scala; quindi mi son provata, ma non appena ho fatto due o tre gradini, vedendo il pericolo grande che correvo di cadere nell’abisso, ho incominciato a chiamare Gesù che venisse in mio aiuto. Onde, senza sapere come, ho trovato Gesù presso di me e mi ha detto:
“Figlia mia, questo che tu hai visto è la via che battono tutti gli uomini in questa terra; i gradini movibili, che neppure potevano appoggiarsi per avere un sostegno, sono gli appoggi umani, le cose terrene, che volendosi [gli uomini] appoggiare, invece di darle [loro] aiuto, le danno [loro] una spin- ta per precipitare più presto nell’inferno. Il mezzo più sicuro è il camminare quasi volando, senza poggiarsi [sul]la terra, a forza di proprie braccia, cogli occhi tutti a sé, senza guardare gli altri, e coll’averli anche tutti intenti a Me per avere aiuto e forza; così si potrà facilmente evitare il precipizio”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 22 luglio 1899)

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La carità

“Figlia mia, la carità allora è perfetta, quando è fatta per il solo fine di piacermi; ed allora è detta vera e viene riconosciuta da Me, quando è spogliata del tutto”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 maggio 1899)

[…] Quel che più mi fa temere è la lingua, che spesso mi fa sdrucciolare nella carità del (leggi: verso il) prossimo”. E Gesù: “Non temere, t’insegnerò Io stesso il modo che devi tenere a parlare col prossimo. La prima cosa, quando ti si dice qualche cosa che riguarda il prossimo, getta uno sguardo sopra te stessa ed osserva se tu sei colpevole di quel[lo] stesso difetto, ed allora il voler correggere è un voler indignare Me e scandalizzare il prossimo.
La seconda: se tu ti vedi libera di quel difetto, allora sollevati, e cercherai di parlare come avrei parlato Io; così parlerai con la mia stessa lingua. Facendo così, mai difetterai nella carità del prossimo, anzi, coi tuoi discorsi farai bene a te, al prossimo, ed a Me Mi darai onore e gloria”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 agosto 1899)

“Diletta mia, questa mattina sono venuto per mettere nel tuo cuore in ordine tutte le virtù. Le altre virtù possono stare separate l’una dall’altra, ma la carità lega ed ordina tutto. Ecco quello che voglio fare in te: ordinare la carità”.
Io gli ho detto: “Mio solo ed unico Bene, come potete fare ciò essendo io tanto cattiva e piena di difetti ed imperfezioni? Se la carità è ordine, questi difetti e peccati non sono disordine che tengono tutto in scompiglio e rivoltata l’anima mia?”
E Gesù: “Io purificherò tutto e la carità metterà tutto in ordine. E poi, quando a un’anima la faccio partecipe delle pene della mia Passione, non ci possono essere colpe gravi, al più qualche difetto veniale involontario; ma il mio Amore, essendo fuoco, consumerà tutto ciò che è imperfetto nell’anima tua”.
Così pareva che Gesù mi purificasse e ordinasse tutta; poi versava come un rivolo di miele dal suo Cuore nel mio e con quel miele innaffiava tutto il mio interno, in modo che tutto ciò che stava in me restava ordinato, unito e con l’impronta della carità.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 15 agosto 1899)

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La purezza

“Oh uomo, come ti sei deturpato, deformato, snobilitato! Oh uomo, Io ti ho fatto perché fossi mio vivo tempio e tu invece ti sei fatto abitazione del demonio! Guarda, anche le piante, coll’essere coperte di foglie e di fiori e frutti, ti insegnano l’onestà, il pudore che tu devi avere del tuo corpo; e tu, avendo perduto ogni pudore ed anche soggezione naturale che dovresti avere, ti sei reso peggiore delle bestie, tanto che non ho più a chi rassomigliarti! Immagine mia tu eri, ma ora non più ti riconosci, anzi, Mi fai tanto orrore delle tue impurità, che Mi fai nausea al vederti e tu stesso Mi costringi a fuggire da te”.[…] “Figlia, Io amo grandemente le anime pure e, come dagli impuri sono costretto a fuggire, [da] queste, invece, come da calamita, sono tirato a fare soggiorno con loro. Alle anime pure volentieri impresto la mia bocca per farle parlare con la stessa mia lingua, sicché non hanno da durare fatica per convertire le anime. In dette anime Io Mi compiaccio non solo di continuare in loro la mia Passione e così continuare ancora la Redenzione, ma quello che è più, Mi compiaccio sommamente di glorificare in loro le mie stesse virtù”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 1 agosto 1899)

La purezza d’intenzione
La mia Persona è circondata da tutte le opere che si fanno dalle anime, come da una veste; ed a misura della purità d’intenzione e dell’intensità dell’amore che (leggi: con cui) si fanno, così Mi danno più splendore ed Io darò a loro più gloria, tanto che nel giorno del giudizio le mostrerò a tutto il mondo, per far conoscere a tutto il modo come Mi hanno onorato i miei figli ed il modo come Io onoro loro”.
Prendendo un’aria più afflitta ha soggiunto:
“Figlia mia, che sarà di tante opere, anche buone, fatte senza retta intenzione, per usanza e per fine d’interesse? Qual vergogna non sarà di loro nel giorno del giudizio, nel vedere tante opere, buone in se stesse, ma marcite dalla loro intenzione, che invece di renderle (leggi: rendere loro) onore come a tanti altri, le stesse loro azioni le renderanno (leggi: renderanno loro) vergogna? Perché non sono le opere grandi che miro, ma l’intenzione con cui si fanno; qui è tutta la mia attenzione”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 7 maggio 1899)

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