Category Archives: Le parole di Gesù

Le anime vittime

Questa mattina Gesù ha voluto rinnovare le pene della crocifissione. Prima mi ha trasportato fuori di me stessa, sopra d’un monte e mi ha domandato se volessi crocifiggermi, ed io: “Sì, Gesù mio, non altro bramo che la croce”.
Mentre così dicevo, si è presentata una croce grandissima e sopra di essa mi ha disteso e con le sue proprie mani mi in- chiodava. Che pene atroci soffrivo nel sentirmi trapassare le mani e piedi da quei chiodi, che, per giunta, erano spuntati e che per farli penetrare si stentava e si soffriva molto! Ma con Gesù riusciva tutto tollerabile. Dopo che ha compiuto di crocifiggermi, mi ha detto:
“Figlia mia, Me ne servo di te per poter continuare la mia Passione. Siccome il mio Corpo glorificato non può essere capace di più soffrire, onde venendo in te, Me ne avvalgo del tuo corpo come Me ne avvalsi del mio nel corso della mia vita mortale, per poter continuare a soffrire la mia Passione e così poterti offrire vittima vivente, innanzi alla Divina Giustizia, di riparazione e di propiziazione”.
(Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 9 luglio 1899)


Immagine generata con intelligenza artificiale

I castighi

“Vedi quello che Mi hanno fatto? Come tu dici che non vuoi che castighi le creature? [I castighi] sono necessari per umiliarle e non farle imbaldanzire di più.”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 16 giugno 1899)

Facciamo così: usciamo insieme di nuovo in mezzo alle genti e quelli che ve- diamo che sono necessari di punire per le tante nefande azioni – almeno, chi sa [che] sotto il flagello si arrendessero! – e chi tu vuoi [che Io punisca]; e quelli che sono meno necessari a punire e che tu non vuoi, Io li risparmierò”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 17 giugno 1899)

“Sono tante le iniquità che s’innalzano dalla terra al Cie- lo, che se mancasse per un quarto d’ora la preghiera ed anime che stesserò vittime innanzi a Me, Io farei uscire fuoco dalla terra ed inonderei le genti”.
[…] “Vedi quante grazie dovevo versare sulle creature, ma perché non trovo corrispondenza sono costretto a ritenerle in Me, anzi me le fanno cambiare in castigo. Bada tu, o figlia mia, a corrispondermi alle tante grazie che sto versando in te, ché la corrispondenza è la porta aperta per farmi entrare nel cuore ed ivi formare la mia abitazione. La corrispondenza è come quella buona accoglienza, quella stima che si usa a quelle persone quando vengono a far visite, in modo che, attirate da quel rispetto, da quelle maniere di affabilità che si usa con loro, sono costrette a venire altre volte e giungono a non sapersene distaccare. Il tutto sta nel corrispondermi; ed a misura che Mi corrispondono e trattano loro in terra, Io Mi [com]porterò con loro in Cielo: facendo loro trovare le porte aperte, inviterò tutta la Corte Celeste ad accoglierli e li collocherò nel più sublime trono; ma sarà tutto al contrario per chi non Mi corrisponde”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 2 agosto 1899)

“La mia Giustizia è lungamente trattenuta e con ragione vuole vendicarsi contro le creature, mentre loro hanno ardito di distruggere in loro ogni giustizia. Ah, sì, niente di giusto trovo nell’uomo! Si è tutto contraffatto: nelle parole, nelle opere e nei passi, tutto è inganno, tutto è frode, tutto è ingiusto; sicché penetrando nel cuore, interno ed esterno, non è altro che una sentina di vizi. Povero uomo, come ti sei ridotto!”
Mentre così diceva, la bacchetta che teneva in mano la dimenava in atto di ferire l’uomo. Io Gli ho detto: “Signore, che fai?” E Lui: “Non temere; vedi questa palla di fuoco che farà fuoco? E[ssa] non colpirà che i cattivi, i buoni non ne riceveranno nocumento”.
Ed io ho soggiunto: “Ah, Signore! chi è buono? Tutti siamo cattivi! Vi prego di non guardare a noi, ma alla vostra infinita Misericordia, e così resterete placato per tutti”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia della Giustizia è la Verità. Come sono Io Verità eterna che non inganno né Mi possono ingannare, così l’anima che possiede la giustizia fa rilucere in tutte le sue azioni la verità; quindi, conoscendo per esperienza la vera luce della verità, se qualcuno vuole ingannarla, alla mancanza di quella luce che avverte in sé, subito conosce l’inganno; onde avviene che con questa luce della verità non inganna sé stessa né il prossimo, né può ricevere inganno.
Frutto che produce questa giustizia e questa verità, è la semplicità. Un’altra qualità dell’Essere mio [è] l’Essere semplice, tanto che penetro ovunque; non ci è cosa che possa opporsi a farmi[ci] penetrare dentro: penetro nel Cielo e negli abissi, nel bene e nel male; ma l’Essere mio semplicissimo, penetrando anche nel male non s’imbratta, anzi non ne riceve il minimo adombramento. Così l’anima, con la giustizia e con la verità, raccogliendo in sé questo bel frutto della semplicità, penetra nel Cielo, s’introduce nei cuori per condurli a Me, penetra in tutto ciò che è bene e, trovandosi coi peccatori, a vedere il male che fanno non resta imbrattata, perché, essendo sem- plice, subito si sbriga, senza ricevere nocumento alcuno. È tanto bella la semplicità, che il mio Cuore resta ferito ad un so- lo sguardo d’un’anima semplice; [essa] è di ammirazione agli Angeli e agli uomini”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 10 agosto 1899)


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La carità

“Figlia mia, la carità allora è perfetta, quando è fatta per il solo fine di piacermi; ed allora è detta vera e viene riconosciuta da Me, quando è spogliata del tutto”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 maggio 1899)

[…] Quel che più mi fa temere è la lingua, che spesso mi fa sdrucciolare nella carità del (leggi: verso il) prossimo”. E Gesù: “Non temere, t’insegnerò Io stesso il modo che devi tenere a parlare col prossimo. La prima cosa, quando ti si dice qualche cosa che riguarda il prossimo, getta uno sguardo sopra te stessa ed osserva se tu sei colpevole di quel[lo] stesso difetto, ed allora il voler correggere è un voler indignare Me e scandalizzare il prossimo.
La seconda: se tu ti vedi libera di quel difetto, allora sollevati, e cercherai di parlare come avrei parlato Io; così parlerai con la mia stessa lingua. Facendo così, mai difetterai nella carità del prossimo, anzi, coi tuoi discorsi farai bene a te, al prossimo, ed a Me Mi darai onore e gloria”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 agosto 1899)

“Diletta mia, questa mattina sono venuto per mettere nel tuo cuore in ordine tutte le virtù. Le altre virtù possono stare separate l’una dall’altra, ma la carità lega ed ordina tutto. Ecco quello che voglio fare in te: ordinare la carità”.
Io gli ho detto: “Mio solo ed unico Bene, come potete fare ciò essendo io tanto cattiva e piena di difetti ed imperfezioni? Se la carità è ordine, questi difetti e peccati non sono disordine che tengono tutto in scompiglio e rivoltata l’anima mia?”
E Gesù: “Io purificherò tutto e la carità metterà tutto in ordine. E poi, quando a un’anima la faccio partecipe delle pene della mia Passione, non ci possono essere colpe gravi, al più qualche difetto veniale involontario; ma il mio Amore, essendo fuoco, consumerà tutto ciò che è imperfetto nell’anima tua”.
Così pareva che Gesù mi purificasse e ordinasse tutta; poi versava come un rivolo di miele dal suo Cuore nel mio e con quel miele innaffiava tutto il mio interno, in modo che tutto ciò che stava in me restava ordinato, unito e con l’impronta della carità.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 15 agosto 1899)

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La purezza

“Oh uomo, come ti sei deturpato, deformato, snobilitato! Oh uomo, Io ti ho fatto perché fossi mio vivo tempio e tu invece ti sei fatto abitazione del demonio! Guarda, anche le piante, coll’essere coperte di foglie e di fiori e frutti, ti insegnano l’onestà, il pudore che tu devi avere del tuo corpo; e tu, avendo perduto ogni pudore ed anche soggezione naturale che dovresti avere, ti sei reso peggiore delle bestie, tanto che non ho più a chi rassomigliarti! Immagine mia tu eri, ma ora non più ti riconosci, anzi, Mi fai tanto orrore delle tue impurità, che Mi fai nausea al vederti e tu stesso Mi costringi a fuggire da te”.[…] “Figlia, Io amo grandemente le anime pure e, come dagli impuri sono costretto a fuggire, [da] queste, invece, come da calamita, sono tirato a fare soggiorno con loro. Alle anime pure volentieri impresto la mia bocca per farle parlare con la stessa mia lingua, sicché non hanno da durare fatica per convertire le anime. In dette anime Io Mi compiaccio non solo di continuare in loro la mia Passione e così continuare ancora la Redenzione, ma quello che è più, Mi compiaccio sommamente di glorificare in loro le mie stesse virtù”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 1 agosto 1899)

La purezza d’intenzione
La mia Persona è circondata da tutte le opere che si fanno dalle anime, come da una veste; ed a misura della purità d’intenzione e dell’intensità dell’amore che (leggi: con cui) si fanno, così Mi danno più splendore ed Io darò a loro più gloria, tanto che nel giorno del giudizio le mostrerò a tutto il mondo, per far conoscere a tutto il modo come Mi hanno onorato i miei figli ed il modo come Io onoro loro”.
Prendendo un’aria più afflitta ha soggiunto:
“Figlia mia, che sarà di tante opere, anche buone, fatte senza retta intenzione, per usanza e per fine d’interesse? Qual vergogna non sarà di loro nel giorno del giudizio, nel vedere tante opere, buone in se stesse, ma marcite dalla loro intenzione, che invece di renderle (leggi: rendere loro) onore come a tanti altri, le stesse loro azioni le renderanno (leggi: renderanno loro) vergogna? Perché non sono le opere grandi che miro, ma l’intenzione con cui si fanno; qui è tutta la mia attenzione”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 7 maggio 1899)

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La Chiesa

Nella mia Chiesa sta adombrato tutto il Cielo. Siccome (cioè: così come) nel Cielo uno è il Capo, che è Dio e molti sono i Santi, di diverse condizioni, ordini e meriti, così nella mia Chiesa, adombrando tutto Cielo, uno è il capo, qual è il Papa – e fin nel triregno che circonda il suo proprio capo viene adombrata la Trinità Sacrosanta – e molte sono le membra che da questo capo dipendono, cioè diverse dignità, diversi ordini, superiori ed inferiori, dal più piccolo fino al più grande; tutti servono ad abbellire la mia Chiesa ed ognuno, secondo il suo grado [e] all’ufficio a lui compartito, coll’esatto adempimento delle virtù viene a dare di sé, nella mia Chiesa, uno splendore odorosissimo, in modo che la terra ed il Cielo restano profumati ed illuminati e le genti restano tanto attirate da questa luce e da questo profumo, che riesce quasi impossibile non arrendersi alla verità. Lascio considerare a te, poi, quelle membra infette che invece di rendere luce danno tenebre, quanto strazio fanno nella mia Chiesa!”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 2 maggio 1899)

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L’ipocrisia

Gesù mi ha detto: “Figlia, le offese che più trafiggono il mio Cuore, sono le Messe sacrilegamente dette e le ipocrisie”.
Chi può dire quello che compresi in queste due parole? A me più pareva che, esternamente si fa vedere che si ama, si loda il Signore, ed internamente si ha il veleno pronto per ucciderlo; esternamente si fa vedere che si vuole la gloria, l’onore di Dio, internamente si cerca l’onore, la stima propria. Tutte le opere fatte con ipocrisia, anche [le] più sante, sono opere tutte avvelenate che amareggiano il Cuore di Gesù.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 aprile 1899)

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L’umiltà e il disprezzo di se stessi

Ruscello che scorre in un bosco in autunno

“Se tu sapessi quanto Mi piace l’umiltà! L’umiltà è la pianta più piccola che si potesse trovare, ma i suoi rami sono così alti, che giungono fino al Cielo, serpeggiano intorno al mio trono e penetrano fin dentro al mio Cuore. La piccola pianta è l’umiltà, i rami che somministra questa pianta è la confidenza, sicché non si può dare ( cioè non ci può essere) vera umiltà senza confidenza: l’umiltà senza confidenza è virtù falsa”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 3 aprile 1899)

L’umiltà è la sicurezza dei favori celesti. L’umiltà veste l’anima d’una sicurezza tale, in modo che le astuzie del nemico non vi penetrano dentro. L’umiltà mette in salvo tutte le grazie celesti, tanto, che dove veggo l’umiltà, abbondantemente faccio scorrere qualunque specie di favori celesti. Perciò non voler disturbarti per questo, ma con occhio semplice guarda sempre nel tuo interno se sei investita della bella umiltà e di tutto il resto non curarti di niente”.
Poi mi ha fatto vedere molte persone religiose e, tra queste, sacerdoti anche di santa vita; ma, per quanto buoni fossero, non vi era in loro quello spirito di semplicità nel credere alle tante grazie ed ai tanti diversi modi che il Signore tiene con le anime. E Gesù mi ha detto:
“Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto, sebbene fossero ignoranti e poveri. Ma con questi altri che tu vedi, Io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a Me è la credenza; onde avviene di questi tali, che con tutta la loro scienza e dottrina ed anche santità, non provano mai un raggio di luce celeste, cioè, camminano per la via naturale e mai giungono a toccare neppure per un tantino ciò che è soprannaturale. Eccoti pure la causa perché nel corso della mia vita mortale non ci fu neppure un dotto, un sacerdo- te, un potente nel mio seguito, ma tutti ignoranti e di bassa condizione, perché più umili e semplici ed anche più facili a fare dei grandi sacrifizi per Me”.
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 19 maggio 1899)

“Il disprezzo di te stessa allora è lodevole quando è ben investito dallo spirito della fede; ma quando non è investito dallo spirito di fede, invece di farti bene ti potrà nuocere, perché vedendoti quale tu sei, che non puoi fare niente di bene, sconfiderai, rimarrai abbattuta, senza fidarti di dare un passo nella via del bene. Ma appoggiandoti a Me, cioè investendoti dallo spirito di fede, verrai a conoscere e disprezzare te ed insieme a conoscere Me, confidandoti di tutto poter operare coll’aiuto mio, ed ecco che facendo in questo modo, camminerai secondo la verità”.
Quanto bene ha fatto all’anima mia questo parlare di Gesù! Ho compreso che devo entrare nel mio nulla e conoscere chi sono io, ma non devo lì fermarmi, ma, subito dopo conosciuta me stessa, devo volare nel mare immenso di Dio e lì fermarmi ad attingere tutte le grazie che bisognano all’anima mia; altrimenti la natura resta infiacchita ed il demonio cercherà mezzi come gettarla nella sconfidenza. Sia benedetto sempre il Signore, e tutto a gloria sua sempre sia!
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 26 maggio 1899)

Il mio dolcissimo Gesù questa mattina mi ha voluto far toccare con le proprie mani il mio nulla. Nell’atto che si è fatto vedere, le prime parole che mi ha indirizzato sono state: “Chi sono Io e chi sei tu?”
In queste due parole vidi due luci immense: in una comprendevo Dio, nell’altra vedevo la mia miseria, il mio nulla. Mi vedevo non essere altro che un’ombra, come quell’ombra che fa il sole nell’irradiare la terra, che dipende dal sole, che passando per essa ad altri punti, l’ombra finisce d’esistere fuori del suo splendore. Così l’ombra mia, cioè il mio essere, dipende dal mistico Sole Iddio, che in un semplice istante può disfare quest’ombra. Che dire poi, come ho deformato quest’ombra che il Signore mi ha dato, non essendo neppure mia? Fa orrore a pensarlo: puzzolente, putrida, tutta verminosa, eppure in questo stato così orrido, ero costretta a stare innanzi ad un Dio sì Santo! Oh, come sarei stata contenta se mi fosse [stato] dato [di potermi] nascondere nei più cupi abissi!
Dopo ciò Gesù mi ha detto: “Il favore più grande che posso fare ad un’anima, è il farle conoscere se stessa. La conoscenza di sé e la conoscenza di Dio, vanno [di] pari passo: per quanto conoscerai te stessa, altrettanto conoscerai Dio. L’anima che ha conosciuto se stessa, vedendosi che da sé non può niente operare di bene, quest’ombra del suo essere la trasforma in Dio e ne avviene che in Dio fa tutte le sue operazioni. Succede che l’anima sta in Dio e cammina presso di Lui, senza guardare, senza investigare, senza parlare; in una parola, come morta, perché conoscendo a fondo il suo nulla non ardisce di fare niente da sé, ma ciecamente segue il tiro delle operazioni del Verbo”.
A me sembra che all’anima che conosce sé stessa, succede come a quelle persone che vanno in vapore, che, mentre passano da un punto all’altro, senza fare un passo da se stesse, fanno dei lunghi viaggi, ma tutto ciò in virtù del vapore che le trasporta. Così l’anima, mettendosi in Dio, come le persone in vapore, fa dei sublimi voli nella via della perfezione, ma conoscendo appieno che non [è] essa, ma [è] in virtù di quel Dio benedetto che la porta in Sé. Oh, come il Signore favorisce, arricchisce, concede le grazie più grandi, sapendo che non a sé, ma tutto a Lui attribuisce! O anima che conosci te stessa, quanto tu sei fortunata!
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 2 giugno 1899)

“Se fai scomparire te stessa, non farai mai peccati”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 19 giugno 1899)

“Quanto più ti annienterai e conoscerai il tuo nulla, tanto più la mia Umanità, spiccando raggi di luce, ti comunicherà le mie virtù”.
Io Gli ho detto: “Signore, sono tanto cattiva e brutta che faccio orrore a me stessa, che sarà innanzi a Voi?”.
E Gesù: “Se tu sei brutta, sono Io che ti posso rendere bella”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 7 agosto 1899)



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Il valore della sofferenza

Temporale in arrivo su una pianura

“Guarda un poco: una è la croce, ma di vari legni fu formata detta croce; ciò vuol dire che uno è il Cielo, ma vari posti questo Cielo contiene, più o meno gloriosi; ed a misura delle sofferenze sofferte quaggiù, più o meno pesanti, saranno distribuiti questi posti. Oh, se tutti conoscessero la preziosità del patire, farebbero a gara a chi più volesse patire! Ma questa scienza, dal mondo non viene conosciuta; perciò aborriscono tutto ciò che può renderli più ricchi in eterno”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 31 marzo 1899)

“La croce dispone l’anima alla pazienza. La croce apre il Cielo ed unisce insieme Cielo e terra, cioè, Dio e l’anima. La virtù della croce è potente e quando entra in un’anima, ha la virtù di togliere la ruggine di tutte le cose terrene, non solo, ma le dà la noia, il fastidio, il disprezzo delle cose della terra ed invece, poi, le rende il sapore, il gradimento delle cose celesti; ma da pochi viene riconosciuta la virtù della croce, perciò [molti] la disprezzano”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 16 maggio 1899)

“La croce comunica tale uno splendore all’anima, da renderla trasparente; e siccome quando un oggetto è trasparente [gli] si può dare tutti quei colori che si vogliono, così la croce, con la sua luce dà tutti i lineamenti e forme più belle che mai si possa immaginare, non solo dagli altri, ma anche dall’anima stessa che li prova. Oltre di ciò, in un oggetto trasparente subito si scopre la polvere, le piccole macchie ed anche l’adombramento. Tale è la croce; siccome rende l’anima trasparente, subito fa scoprire all’anima i piccoli difetti, le minime imperfezioni, tanto che non c’è mano maestra più abile della croce a fare [in modo] che tenga l’anima preparata per renderla degna abitazione del Dio del Cielo”. Chi può dire ciò che ho compreso della croce e quanto è da invidiare l’anima che la possiede?
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 22 luglio 1899)

Questa mattina, il mio adorabile Gesù è venuto in un aspetto tutto ammirabile e misterioso. Portava una catena al collo, pendente su tutto il petto; da una parte si vedeva come un arco, dall’altra parte della catena come un turcasso (leggi: custodia per frecce), pieno di pietre preziose e di gemme, che dava un ornamento dei più belli al petto del mio dolce Gesù, e con una lancia in mano. Mentre stava in questo aspetto mi ha detto:
“La vita umana è un giuoco; chi gioca [con] il piacere, chi [con] il denaro e chi [con] la propria vita, e tanti altri giuochi che fanno. Anch’Io Mi diletto di giocare con le anime; ma quali sono questi scherzi che faccio? Sono le croci che invio; se le ricevono con rassegnazione e me ne ringraziano, Io Mi ricreo e scherzo con loro, compiacendomi immensamente, ricevendone grande onore e gloria ed a loro faccio fare dei più grandi acquisti”.
Nell’atto di dire ciò, ha incominciato a toccarmi con la lancia; dall’arco e dal turcasso, già tutte quelle pietre preziose che dentro conteneva, uscivano fuori e si cambiavano in tanti croci e saette che ferivano le creature. Certune, ma in numero scarsissimo, ne gioivano, se le baciavano e Lo ringraziavano e venivano a formare un giuoco con Gesù; altri poi le prendevano e le gettavano in faccia a Gesù. Oh, come ne restava afflitto Gesù e che gran perdita facevano quelle anime! Poi Gesù ha soggiunto:
“Questa è la sete che gridai sulla croce, che non potendo dissetarla allora interamente, Mi compiaccio di continuare a dissetarla nelle anime dei miei cari che soffrono. Quindi, soffrendo, vieni a dare un ristoro alla mia sete”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 28 luglio 1899)

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Il peccato

Sentiero in una foresta. Di notte.

Allontanarsi dalle tentazioni
Anche le bestie più selvatiche ci ripetono: “Vedi, o uomo, come devi essere selvatico per tutto ciò che non è Dio; vedi, quando noi vediamo che [c’è] qualcuno che si avvicina a noi, coi nostri ruggiti [gli] mettiamo tanto spavento che nessuno ardisce d’avvicinarsi più, di disturbare la nostra solitudine. Anche tu, quando il lezzo delle cose terrene, ossia le tue passioni violente, stanno per farti infangare e farti cadere nel precipizio delle colpe, coi ruggiti della tua preghiera e col ritirarti dalle occasioni in cui ti trovi, sarai salvo da ogni pericolo”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 13 marzo 1899)

Orrore per il peccato
“[…] si deve avere orrore della colpa, ma non disturbarsi, perché l’agitazione, da dovunque venga, non fa mai bene all’anima”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 4 luglio 1899)

L’aborto
Questa mattina l’ho passata molto angustiata per le tante offese che vedevo far dagli uomini, specialmente per certe disonestà orrende. Quanta pena faceva a Gesù la perdita delle anime, molto più d’un bambino nato che dovevano uccidere senza amministrargli il Santo Battesimo. A me pare che questo peccato pesa tanto sulla bilancia della Divina Giustizia, che sono i più che (leggi: sono tra quelli che maggiormente) gridano vendetta innanzi a Dio, eppure, spesso, spesso si rinnovano queste scene dolorose!
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 9 giugno 1899)

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