La Chiesa

Nella mia Chiesa sta adombrato tutto il Cielo. Siccome (cioè: così come) nel Cielo uno è il Capo, che è Dio e molti sono i Santi, di diverse condizioni, ordini e meriti, così nella mia Chiesa, adombrando tutto Cielo, uno è il capo, qual è il Papa – e fin nel triregno che circonda il suo proprio capo viene adombrata la Trinità Sacrosanta – e molte sono le membra che da questo capo dipendono, cioè diverse dignità, diversi ordini, superiori ed inferiori, dal più piccolo fino al più grande; tutti servono ad abbellire la mia Chiesa ed ognuno, secondo il suo grado [e] all’ufficio a lui compartito, coll’esatto adempimento delle virtù viene a dare di sé, nella mia Chiesa, uno splendore odorosissimo, in modo che la terra ed il Cielo restano profumati ed illuminati e le genti restano tanto attirate da questa luce e da questo profumo, che riesce quasi impossibile non arrendersi alla verità. Lascio considerare a te, poi, quelle membra infette che invece di rendere luce danno tenebre, quanto strazio fanno nella mia Chiesa!”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 2 maggio 1899)

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Il distacco dalle cose e dagli affetti

Sono tanto a Me gradite le anime distaccate da tutto, non solo nell’affetto, ma anche in effetto, che a misura che vanno spogliandosi, così la mia luce le va investendole e divengono tale e quale come cristalli, che la luce del sole non trova impedimento a penetrarvi dentro, come lo trova nelle fabbriche e nelle altre cose materiali. Ah – disse poi – credono di spogliarsi, ma invece vengono a vestirsi non solo delle cose spirituali, ma anche corporali, perché la mia Provvidenza ha una cura tutta particolare e speciale per queste anime distaccate. La mia Provvidenza le adombra dappertutto; succede che niente hanno, ma tutto posseggono”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 26 aprile 1899)

“…Vedi, il mio Cuore è larghissimo, ma la porta è strettissima; nessuno può riempire il vuoto di questo Cuore se non che le anime distaccate, nude e semplici, perché, come tu vedi, essendo la porta piccola, qualunque impedimento, anche minimo, cioè, un’ombra d’attacco, un’intenzione storta, un’opera senza il fine di piacermi, impedisce che entrino a deliziarsi nel mio Cuore. L’amore del prossimo molto ne va nel mio Cuore, ma deve essere tanto congiunto al mio, in modo che deve formarne uno solo, senza potersi discernere uno dall’altro; ma quell’altro amore del prossimo che non è trasformato nel mio amore, Io non lo guardo come cosa che a Me appartiene”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 7 maggio 1899)

“Figlia mia, perciò la prima cosa che tanto raccomando [alle creature] è il distacco da tutte le cose ed anche da loro stesse! E quando l’anima si è distaccata da tutto, non ha bisogno di farsi forza per stare lontana da tutte le cose della terra, ché da se stesse le vanno intorno, ma, vedendosi non curate, anzi disprezzate, dandole un addio si licenziano per non darle più molestia”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 23 maggio 1899)

La rassegnazione
“La rassegnazione assorbisce tutto ciò che può essere di pena e di disgustoso alla natura e lo converte in dolce; ed essendo l’Essere mio pacifico, tranquillo, in modo che qualunque cosa potrà succedere in Cielo ed in terra non può ricevere neppure il minimo alito di turbazione, quindi la rassegnazione ha la virtù d’innestare nell’anima queste stesse mie virtù. L’anima rassegnata sta sempre in riposo, non solo essa, ma fa riposare tranquillamente anche Me in lei”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 8 agosto 1899)

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La lode e il disprezzo degli altri

Oggi ho fatto la meditazione sul danno che può venire alle anime nostre dalle lodi che ci danno le creature; mentre facevo l’applicazione a me stessa, per vedere se ci fosse in me il compiacimento delle lodi umane, Gesù si è avvicinato a me e mi ha detto:
“Quando il cuore è pieno del conoscimento di se stesso, le lodi degli uomini sono come quelle onde del mare, che s’innalzano e rumoreggiano, ma mai escono dal loro lido; così le lodi umane strepitano, rumoreggiano, s’avvicinano fino al cuore, ma trovandolo pieno e ben circondato da forti mura del conoscimento di se stesso, quindi non avendo dove prendere posto, se ne ritornano indietro, senza fare nessun danno all’anima propria. Perciò a questo devi stare attenta, che delle lodi e dei disprezzi delle creature non ne fare nessun conto”.
(Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 23 aprile 1899)

Quello che voglio da te è un operare retto e semplice; che del pro e contro delle creature non ti curare, lasciale pensare come vogliono, senza prenderti il minimo fastidio, ché il volere che tutti fossero favorevoli è un voler fuorviare dall’imitazione della mia Vita”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 31 maggio 1899)

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L’ipocrisia

Gesù mi ha detto: “Figlia, le offese che più trafiggono il mio Cuore, sono le Messe sacrilegamente dette e le ipocrisie”.
Chi può dire quello che compresi in queste due parole? A me più pareva che, esternamente si fa vedere che si ama, si loda il Signore, ed internamente si ha il veleno pronto per ucciderlo; esternamente si fa vedere che si vuole la gloria, l’onore di Dio, internamente si cerca l’onore, la stima propria. Tutte le opere fatte con ipocrisia, anche [le] più sante, sono opere tutte avvelenate che amareggiano il Cuore di Gesù.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 12 aprile 1899)

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L’umiltà e il disprezzo di se stessi

Ruscello che scorre in un bosco in autunno

“Se tu sapessi quanto Mi piace l’umiltà! L’umiltà è la pianta più piccola che si potesse trovare, ma i suoi rami sono così alti, che giungono fino al Cielo, serpeggiano intorno al mio trono e penetrano fin dentro al mio Cuore. La piccola pianta è l’umiltà, i rami che somministra questa pianta è la confidenza, sicché non si può dare ( cioè non ci può essere) vera umiltà senza confidenza: l’umiltà senza confidenza è virtù falsa”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 3 aprile 1899)

L’umiltà è la sicurezza dei favori celesti. L’umiltà veste l’anima d’una sicurezza tale, in modo che le astuzie del nemico non vi penetrano dentro. L’umiltà mette in salvo tutte le grazie celesti, tanto, che dove veggo l’umiltà, abbondantemente faccio scorrere qualunque specie di favori celesti. Perciò non voler disturbarti per questo, ma con occhio semplice guarda sempre nel tuo interno se sei investita della bella umiltà e di tutto il resto non curarti di niente”.
Poi mi ha fatto vedere molte persone religiose e, tra queste, sacerdoti anche di santa vita; ma, per quanto buoni fossero, non vi era in loro quello spirito di semplicità nel credere alle tante grazie ed ai tanti diversi modi che il Signore tiene con le anime. E Gesù mi ha detto:
“Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto, sebbene fossero ignoranti e poveri. Ma con questi altri che tu vedi, Io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a Me è la credenza; onde avviene di questi tali, che con tutta la loro scienza e dottrina ed anche santità, non provano mai un raggio di luce celeste, cioè, camminano per la via naturale e mai giungono a toccare neppure per un tantino ciò che è soprannaturale. Eccoti pure la causa perché nel corso della mia vita mortale non ci fu neppure un dotto, un sacerdo- te, un potente nel mio seguito, ma tutti ignoranti e di bassa condizione, perché più umili e semplici ed anche più facili a fare dei grandi sacrifizi per Me”.
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 19 maggio 1899)

“Il disprezzo di te stessa allora è lodevole quando è ben investito dallo spirito della fede; ma quando non è investito dallo spirito di fede, invece di farti bene ti potrà nuocere, perché vedendoti quale tu sei, che non puoi fare niente di bene, sconfiderai, rimarrai abbattuta, senza fidarti di dare un passo nella via del bene. Ma appoggiandoti a Me, cioè investendoti dallo spirito di fede, verrai a conoscere e disprezzare te ed insieme a conoscere Me, confidandoti di tutto poter operare coll’aiuto mio, ed ecco che facendo in questo modo, camminerai secondo la verità”.
Quanto bene ha fatto all’anima mia questo parlare di Gesù! Ho compreso che devo entrare nel mio nulla e conoscere chi sono io, ma non devo lì fermarmi, ma, subito dopo conosciuta me stessa, devo volare nel mare immenso di Dio e lì fermarmi ad attingere tutte le grazie che bisognano all’anima mia; altrimenti la natura resta infiacchita ed il demonio cercherà mezzi come gettarla nella sconfidenza. Sia benedetto sempre il Signore, e tutto a gloria sua sempre sia!
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 26 maggio 1899)

Il mio dolcissimo Gesù questa mattina mi ha voluto far toccare con le proprie mani il mio nulla. Nell’atto che si è fatto vedere, le prime parole che mi ha indirizzato sono state: “Chi sono Io e chi sei tu?”
In queste due parole vidi due luci immense: in una comprendevo Dio, nell’altra vedevo la mia miseria, il mio nulla. Mi vedevo non essere altro che un’ombra, come quell’ombra che fa il sole nell’irradiare la terra, che dipende dal sole, che passando per essa ad altri punti, l’ombra finisce d’esistere fuori del suo splendore. Così l’ombra mia, cioè il mio essere, dipende dal mistico Sole Iddio, che in un semplice istante può disfare quest’ombra. Che dire poi, come ho deformato quest’ombra che il Signore mi ha dato, non essendo neppure mia? Fa orrore a pensarlo: puzzolente, putrida, tutta verminosa, eppure in questo stato così orrido, ero costretta a stare innanzi ad un Dio sì Santo! Oh, come sarei stata contenta se mi fosse [stato] dato [di potermi] nascondere nei più cupi abissi!
Dopo ciò Gesù mi ha detto: “Il favore più grande che posso fare ad un’anima, è il farle conoscere se stessa. La conoscenza di sé e la conoscenza di Dio, vanno [di] pari passo: per quanto conoscerai te stessa, altrettanto conoscerai Dio. L’anima che ha conosciuto se stessa, vedendosi che da sé non può niente operare di bene, quest’ombra del suo essere la trasforma in Dio e ne avviene che in Dio fa tutte le sue operazioni. Succede che l’anima sta in Dio e cammina presso di Lui, senza guardare, senza investigare, senza parlare; in una parola, come morta, perché conoscendo a fondo il suo nulla non ardisce di fare niente da sé, ma ciecamente segue il tiro delle operazioni del Verbo”.
A me sembra che all’anima che conosce sé stessa, succede come a quelle persone che vanno in vapore, che, mentre passano da un punto all’altro, senza fare un passo da se stesse, fanno dei lunghi viaggi, ma tutto ciò in virtù del vapore che le trasporta. Così l’anima, mettendosi in Dio, come le persone in vapore, fa dei sublimi voli nella via della perfezione, ma conoscendo appieno che non [è] essa, ma [è] in virtù di quel Dio benedetto che la porta in Sé. Oh, come il Signore favorisce, arricchisce, concede le grazie più grandi, sapendo che non a sé, ma tutto a Lui attribuisce! O anima che conosci te stessa, quanto tu sei fortunata!
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 2 giugno 1899)

“Se fai scomparire te stessa, non farai mai peccati”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 19 giugno 1899)

“Quanto più ti annienterai e conoscerai il tuo nulla, tanto più la mia Umanità, spiccando raggi di luce, ti comunicherà le mie virtù”.
Io Gli ho detto: “Signore, sono tanto cattiva e brutta che faccio orrore a me stessa, che sarà innanzi a Voi?”.
E Gesù: “Se tu sei brutta, sono Io che ti posso rendere bella”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 7 agosto 1899)



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Il valore della sofferenza

Temporale in arrivo su una pianura

“Guarda un poco: una è la croce, ma di vari legni fu formata detta croce; ciò vuol dire che uno è il Cielo, ma vari posti questo Cielo contiene, più o meno gloriosi; ed a misura delle sofferenze sofferte quaggiù, più o meno pesanti, saranno distribuiti questi posti. Oh, se tutti conoscessero la preziosità del patire, farebbero a gara a chi più volesse patire! Ma questa scienza, dal mondo non viene conosciuta; perciò aborriscono tutto ciò che può renderli più ricchi in eterno”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 31 marzo 1899)

“La croce dispone l’anima alla pazienza. La croce apre il Cielo ed unisce insieme Cielo e terra, cioè, Dio e l’anima. La virtù della croce è potente e quando entra in un’anima, ha la virtù di togliere la ruggine di tutte le cose terrene, non solo, ma le dà la noia, il fastidio, il disprezzo delle cose della terra ed invece, poi, le rende il sapore, il gradimento delle cose celesti; ma da pochi viene riconosciuta la virtù della croce, perciò [molti] la disprezzano”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 16 maggio 1899)

“La croce comunica tale uno splendore all’anima, da renderla trasparente; e siccome quando un oggetto è trasparente [gli] si può dare tutti quei colori che si vogliono, così la croce, con la sua luce dà tutti i lineamenti e forme più belle che mai si possa immaginare, non solo dagli altri, ma anche dall’anima stessa che li prova. Oltre di ciò, in un oggetto trasparente subito si scopre la polvere, le piccole macchie ed anche l’adombramento. Tale è la croce; siccome rende l’anima trasparente, subito fa scoprire all’anima i piccoli difetti, le minime imperfezioni, tanto che non c’è mano maestra più abile della croce a fare [in modo] che tenga l’anima preparata per renderla degna abitazione del Dio del Cielo”. Chi può dire ciò che ho compreso della croce e quanto è da invidiare l’anima che la possiede?
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 22 luglio 1899)

Questa mattina, il mio adorabile Gesù è venuto in un aspetto tutto ammirabile e misterioso. Portava una catena al collo, pendente su tutto il petto; da una parte si vedeva come un arco, dall’altra parte della catena come un turcasso (leggi: custodia per frecce), pieno di pietre preziose e di gemme, che dava un ornamento dei più belli al petto del mio dolce Gesù, e con una lancia in mano. Mentre stava in questo aspetto mi ha detto:
“La vita umana è un giuoco; chi gioca [con] il piacere, chi [con] il denaro e chi [con] la propria vita, e tanti altri giuochi che fanno. Anch’Io Mi diletto di giocare con le anime; ma quali sono questi scherzi che faccio? Sono le croci che invio; se le ricevono con rassegnazione e me ne ringraziano, Io Mi ricreo e scherzo con loro, compiacendomi immensamente, ricevendone grande onore e gloria ed a loro faccio fare dei più grandi acquisti”.
Nell’atto di dire ciò, ha incominciato a toccarmi con la lancia; dall’arco e dal turcasso, già tutte quelle pietre preziose che dentro conteneva, uscivano fuori e si cambiavano in tanti croci e saette che ferivano le creature. Certune, ma in numero scarsissimo, ne gioivano, se le baciavano e Lo ringraziavano e venivano a formare un giuoco con Gesù; altri poi le prendevano e le gettavano in faccia a Gesù. Oh, come ne restava afflitto Gesù e che gran perdita facevano quelle anime! Poi Gesù ha soggiunto:
“Questa è la sete che gridai sulla croce, che non potendo dissetarla allora interamente, Mi compiaccio di continuare a dissetarla nelle anime dei miei cari che soffrono. Quindi, soffrendo, vieni a dare un ristoro alla mia sete”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 28 luglio 1899)

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Il peccato

Sentiero in una foresta. Di notte.

Allontanarsi dalle tentazioni
Anche le bestie più selvatiche ci ripetono: “Vedi, o uomo, come devi essere selvatico per tutto ciò che non è Dio; vedi, quando noi vediamo che [c’è] qualcuno che si avvicina a noi, coi nostri ruggiti [gli] mettiamo tanto spavento che nessuno ardisce d’avvicinarsi più, di disturbare la nostra solitudine. Anche tu, quando il lezzo delle cose terrene, ossia le tue passioni violente, stanno per farti infangare e farti cadere nel precipizio delle colpe, coi ruggiti della tua preghiera e col ritirarti dalle occasioni in cui ti trovi, sarai salvo da ogni pericolo”.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 13 marzo 1899)

Orrore per il peccato
“[…] si deve avere orrore della colpa, ma non disturbarsi, perché l’agitazione, da dovunque venga, non fa mai bene all’anima”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 4 luglio 1899)

L’aborto
Questa mattina l’ho passata molto angustiata per le tante offese che vedevo far dagli uomini, specialmente per certe disonestà orrende. Quanta pena faceva a Gesù la perdita delle anime, molto più d’un bambino nato che dovevano uccidere senza amministrargli il Santo Battesimo. A me pare che questo peccato pesa tanto sulla bilancia della Divina Giustizia, che sono i più che (leggi: sono tra quelli che maggiormente) gridano vendetta innanzi a Dio, eppure, spesso, spesso si rinnovano queste scene dolorose!
(Luisa Piccarreta – Libro di cielo – Volume 2 – 9 giugno 1899)

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Le persone moleste

Albero secco. Foto in bianco e nero

Quando io leggo il Vangelo, fra i molti miracoli di Gesù, mi fermo ammirando alla guarigione dei lunatici. Altro che lebbrosi mondati, ciechi risanati, morti risuscitati! Questo è un miracolo!!! Perché, se tutte le sventure sono sventure, questa d’esser cattivi e di torturare chi vive seco noi è la più grande sventura. È lebbra che corrode l’anima, è cecità che accieca, è sordità che rende sordi alle voci del cuore, è morte al bene, è delitto verso sé stessi e verso il prossimo, è offesa a Dio.
Colui che è cattivo è peggio di una calamità naturale, dalla quale non ci si può sottrarre perché voluta da leggi eterne, ma che appunto perché voluta da leggi eterne è molto distanziata, nelle sue crisi, nel tempo. Ci si rassegna perciò alle sventure che vengono a noi dalla natura e dal corso inesorabile degli eventi dei popoli. Forse questo dipende dal fatto che, essendo cose decretate in eterno dall’Eterno e facenti parte della nostra esistenza di viventi sul globo, sono rese sopportabili da una grazia speciale di Dio. Ho visto risorgere la vita sui paesi devastati dai terremoti, dalle eruzioni vulcaniche, ho visto sulle rovine e sulle lave sbocciare nuovamente i fiori, gli uccelli intessere il loro nido, le donne cantare ninnando una cuna, l’uomo tornare cantando dal lavoro, la speranza e l’amore risorgere come fenice dalle ceneri del disastro.
   Ma la disperazione che un essere umano porta ad altri esseri simili a lui, che per legami di sangue o d’affetto non si possono, non si vogliono ribellare, è tremenda. Frutto di un cuore preda del demone dell’egoismo, della prepotenza, dell’orgoglio, dà una amarezza che accompagna come tossico per tutta la vita. Una amarezza e una vista speciale, che ci potenzia la facoltà di vedere dietro le bugiarde quinte delle convenienze sociali. Sterilisce tutto in cuore la pena che ci viene da un essere che vive per tormentare, preda come è del proprio io malato per non dire colpevole. Sul suo percorso muoiono le speranze, crollano i sogni, si polverizzano tutti i lavori di bene. Rullo compressore dell’umanità che lo circonda, un cuore non buono stende e stritola tutto nella polvere e nel fango: intelligenza, salute, affetti, e lede persino la fede nei cuori, che vengono a dubitare di Dio stesso che non interviene a por fine a tanto male.
   Guai a scoprire, e in giovane età, la potenza della malvagità umana. L’amara disperazione che provoca in noi la conoscenza di quanto può un nostro simile di male verso i suoi simili è tale che senza un aiuto superno non lo potremmo sopportare e fatalmente saremmo portati al disgusto totale di tutto e di tutti. Fortunatamente Iddio interviene e allora l’anima, pur restando ferita, non muore. Ma muore la salute, qualche volta l’intelletto, sempre la gioia.
(Maria Valtorta – Autobiografia – Capitolo 8: Il dolore di papà)

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Descrizione di Dio

Ora, mentre mi trovo fuori di me stessa e trovandomi nell’alto dei cieli, ora, mi è parso di vedere Dio dentro d’una luce e Lui stesso pareva anche luce; ed in questa luce si trovava bellezza, fortezza, sapienza, immensità, altezza, profondità senza termini e confini; sicché pur nell’aria che respiriamo vi è Dio stesso che si respira; sicché ognuno Lo può fare come vita propria, come Lo è infatti. Sicché nessuna cosa Gli sfugge e nessuna Lo può sfuggire. Questa luce pare che sia tutta voce e senza che parla, tutta operante mentre sempre riposa; si trova dappertutto, senza niente ingombrare; e mentre si trova dappertutto tiene anche il suo centro. Oh, Dio, quanto sei incomprensibile! Ti veggo, Ti sento, sei la mia Vita, Ti restringi in me, mentre resti sempre immenso e niente perdi di Te, eppure, mi sento balbuziente e mi pare di non saperne dire nulla.
Per potermi spiegare meglio secondo il nostro umano linguaggio, dico che veggo un’ombra di Dio in tutto il creato; perché in tutto il creato, dove ha gettato l’ombra della sua bellezza, dove i suoi profumi, dove la sua luce; come nel sole, dove io veggo un’ombra speciale di Dio; lo veggo come adombrato in questo pianeta, come re di tutti gli altri pianeti. Che cosa è il sole? Non è altro che un globo di fuoco; uno è il globo, ma molti sono i raggi, di tal [modo] che noi possiamo comprendere facilmente: il globo, Iddio, dai raggi, gl’immensi attributi di Dio.
Secondo: il sole è fuoco, ma insieme è luce ed è calore; quindi la Santissima Trinità [è] adombrata nel sole: il fuoco è il Padre, la luce è il Figlio, il calore è lo Spirito Santo. Ma [come] uno è il sole e come non si può dividere il fuoco dalla luce e dal calore, così una è la potenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che fra Loro non si possono realmente separare. E come il fuoco nello stesso istante produce la luce ed il calore, sicché non si può concepire il fuoco senza concepirsi anche la luce ed il calore, così non si può concepire il Padre prima del Figlio e dello Spirito Santo; e così, vicendevolmente hanno tutti e Tre lo stesso principio eterno.
Aggiungo che, [come] la luce del sole si spande ovunque, così Iddio, con la sua immensità dovunque penetra; però ricordiamoci che questo non è che un’ombra, perché il sole non giungerebbe dove non può penetrare con la sua luce, ma Dio penetra dovunque; è Spirito purissimo Iddio e noi Lo possiamo raffigurare nel sole che fa penetrare i suoi raggi dovunque, senza che nessuno li possa prendere fra mani. [Di] più, Dio guarda tutto, le iniquità, le nefandezze degli uomini e Lui resta sempre quello che è: puro, santo, immacolato. Ombra di Dio è il sole, che manda la sua luce sulle immondezze e resta immacolato; nel fuoco spande la sua luce e non si arde; nel mare, nei fiumi e non si affoga; dà luce a tutti, feconda tutto, dà vita a tutto col suo calore e non ammiserisce di luce, né niente perde del suo calore; e, molto più, mentre fa tanto bene a tutti, lui di nessuno fa bisogno e resta sempre quello che è: maestoso, risplendente, senza mai mutarsi. Oh, come si ravvisano bene nel sole le Qualità divine! Con la sua immensità si trova nel fuoco e non si arde, nel mare e non si affoga, sotto dei nostri passi e non [lo] si calpesta; dà a tutti e non ammiserisce e di nessuno fa bisogno; guarda tutto, anzi è tutt’occhio e non c’è cosa che non sente, è a giorno d’ogni fibra del nostro cuore, d’ogni pensiero della nostra mente. Ed essendo spirito purissimo non ha né orecchie né occhi e per qualunque successo non mai si muta. Il sole, investendo il mondo con la sua luce non si affatica; così Iddio, dando vita a tutti, aiutando e reggendo il mondo, non si affatica.
Per non godere più, l’uomo, la luce del sole ed i suoi benefici influssi, può nascondersi, può mettere ripari, ma al sole nulla gli fa, [il sole] rimane quello che è, il male cadrà tutto sopra dell’uomo. Così, il peccatore, col peccato può allontanarsi da Dio e non più godere i suoi benefici influssi, ma a Dio nulla Gli fa, il male è tutto suo.
Anche la rotondità del sole mi simboleggia l’eternità di Dio che non ha né principio né fine. La stessa luce penetrante del sole, che nessuno può restringere nel suo occhio e che, se [alcuno] volesse fissarlo nel suo pieno meriggio resterebbe abbagliato, e se il sole si volesse avvicinare all’uomo, l’uomo ne resterebbe incenerito, così del Sole Divino: nessuna mente creata può restringerlo nella sua piccola mente per comprenderlo in tutto quello che È; e se volesse sforzarsi ne resterebbe abbagliata e confusa; e se questo Sole Divino volesse sfoggiare tutto il suo amore, facendolo sentire [all’uomo] mentre è in carne mortale, l’uomo ne resterebbe incenerito. Onde, [Dio] ha gettato un’ombra di Sé e delle sue perfezioni su tutto il creato, sicché pare Lo vediamo e tocchiamo e ne restiamo toccati continuamente.
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 2 – 28 febbraio 1899)

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La confessione

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A proposito dei peccati commessi e confessati…

“Non voglio che ci pensi. Quando un’anima si è umiliata convinta d’avere fatto male ed ha lavato l’anima sua nel Sacramento della Confessione, ed è pronta a morire anziché offendermi, [il continuare a pensare al male commesso] è un affronto alla mia misericordia, è un impedimento a stringerla all’amore mio, perché sempre cerca, la sua mente, d’involgersi nel fango passato; m’impedisce ancora [di] farle prendere voli
verso il Cielo, perché [sta] sempre con quelle idee racchiuse in se stessa, se cerchi di pensarvi. E poi, vedi, Io non ricordo più niente, Me ne sono perfettamente dimenticato.”
(Gesù a Luisa Piccarreta, Luisa Piccarreta – Libro di Cielo – Volume 1)7